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COMUNICAZIONE PER LA RIAPERTURA.

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: #REOPENING
#Noi siamo pronti! “Demaratea Club” riapre il Club alle attività di allenamento.

E’ il momento della rinascita, comincia il countdown per #ripartire??

RITORNEREMO OPERATIVI IN PALESTRA LUNEDI’ 1 GIUGNO!
In verità non ci siamo mai fermati, abbiamo continuato ogni singolo giorno lavorando a distanza con risultati straordinari, ma ora il centro Fitness “Demaratea Club” riapre, Con tutte le cautele del caso, le nuove norme, le distanze di sicurezza, il rispetto delle nuove leggi.

PUOI TORNARE AD ALLENARTI dal 1 GIUGNO con il supporto tecnico dei Personal Trainer, sicuri di non correre nessun rischio, sicuri di raggiungere la vostra forma migliore.

Un Team di professionisti, sarà’ a tua disposizione, nuovamente pronti per dare tutto noi stessi ed accompagnarvi verso la forma migliore che hai sempre desiderato.

Vi anticipiamo che l’accesso al club sarà consentito previa prenotazione, certificato medico di idoneità alla pratica sportiva non agonistica.

Per la prenotazione potete usare il nostro sistema automatico di prenotazione interno al sito direttamente da questo link: ???

https://www.asddemarateaclub.it/booking-prenotazione-orari/

In seguito troverete riportate le nostre linee guida da seguire all’interno della struttura: ???

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Ci sono novità in palestra per l’autunno.

La nostra passione e i vostri risultati sono un connubio inscindibile, fatto di grande attenzione per i nostri atleti e analisi dei progressi conseguiti, ma soprattutto di impegno e sudore.

Per questo il nostro impegno e l’aggiornamento dei macchina è sempre costante nel tempo, anche quest’anno abbiamo rinnovato alcune macchine per l’allenamento.

Da giovedì 24 ottobre 2019 troverette in palestra le nuovissime:

ABDUCTOR MACHINE

Caratteristiche
  • MACCHINA PER L’ALLENAMENTO DEI MUSCOLI ABDUTTORI
  • PIN MAGNETICO PER LA SELEZIONE DEL CARICO

MASTER GLUTEUS

Caratteristiche

  • MACCHINA PER L’ALLENAMENTO COMPLETO DEL GLUTEO
  • PIN MAGNETICO PER LA SELEZIONE DEL CARICO
  • CARTER DI COPERTURA DEL PACCO PESI IN POLICARBONATO TRASPARENTE

 

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PALINSESTO ORARI CORSI CON IN INIZIO 7 OTTOBRE 2019

Palinsesto Corsi 2019

#ORARIO DI APERTURA/CHIUSURA
“Demaratea Club” è aperta nei
seguenti giorni ed orari: ???

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Per Festeggiare al Meglio i nostri 20 Anni Di Promozione Sportiva abbiamo pensato in “Rosa” Attrezzando la nostra Sala con il Migliore concetto Isotonico Glutei e Adduttori !!! per valorizzare una figura che il Palestra è sinonimo di Tenacia e Costanza a Settembre solo al Demaratea Club.

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]La celebre trainer Jill Cooper ci descrive le proprietà del super Jump per mantenersi in forma divertendosi.

Dai uno sguardo al video dimostrativo.

Super Jump, attività da eseguire su un trampolino elastico di nuova generazione, a ritmo di musica. Ideata dalla nota trainer Jill Cooper e lanciata nel 2009, l’attività consta di esercizi effettuati senza mai scendere dalla pedana: si va dai salti al sollevamento del manubrio Thunderbell appositamente studiato per l’attività fino ai movimenti di arti marziali.[/vc_column_text][vc_separator color=”green” border_width=”3″][vc_column_text]

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NEL 1999 Google aveva pochissimi dipendenti, Mark Zuckerberg andava alle superiori e gli smartphone erano per lo più un universo ancora di là da venire. L’iPhone non sarebbe sbarcato che nel 2007, per intendersi. Internet era una materia fino ad allora riservata più che altro ad alcuni pionieri, scrive Patricia Wallace nella prefazione della seconda edizione del suo La psicologia di Internet che esce oggi in Italia (edizione italiana a cura di Paolo Ferri e Stefano Moriggi, Cortina Editore). Eppure, già allora, quando venne pubblicata la prima edizione del libro, cominciava ad essere chiaro che stavamo abbracciando una rivoluzione che non solo avrebbe modificato il nostro modo di fare shopping, cercare lavoro e studiare ma che la rete fosse in grado di influenzare il comportamento umano, le comunicazioni e i rapporti tra le persone. “In modi talvolta curiosi”, scrive Wallace.

Capire come a quel tempo significava rifarsi agli studi nel campo delle scienze sociali tradizionali, oggi significa perdersi tra i tantissimi studi che ormai da anni indagano il nostro comportamento online, dal dating, all’altruismo, ai videogiochi.

Sono queste le ricerche che Patricia Wallace – insegnante della Graduate School del Maryland University College che si occupa di psicologia delle relazioni e dell’apprendimento – ha sfogliato per mettere insieme una sorta di ritratto della nostra psicologia online, tracciata dai social network ma non solo. Perché Internet rappresenta un ambiente completamente nuovo per il comportamento e le interazioni umane, un ambiente da studiare.

“Abbiamo avuto migliaia di anni di evoluzione per prendere confidenza con le interazioni umane in contesti faccia a faccia, ma appena due decenni per il mondo online diffuso su larga scala, ed ora è il luogo dove si svolge molta dell’interazione umana, con strumenti del tutto diversi – racconta Wallace – .Non solo manca il contatto faccia a faccia, ma c’è anche la distanza fisica, l’incertezza sul pubblico che ci vede e ci ascolta, la percezione dell’anonimato, la mancanza di un feedback immediato e gli strumenti di comunicazione che usiamo si basano principalmente su testo e immagini. Al tempo stesso Internet è un motore senza precedenti di innovazione, connessione e sviluppo umano”.

Un motore che può, sotto certi aspetti, trasformarci anche in persone (un po’) diverse. “Non possiamo dire di diventare una persona diversa online, ma proprio come ci comportiamo diversamente in spiaggia o in ufficio siamo influenzati dalle caratteristiche della rete. Tutti, almeno in una certa misura – continua l’autrice – .La maggior parte delle persone si costruisce e mantiene online una persona che è una versione in qualche modo potenziata di se stessa, che valorizza le caratteristiche positive e smorza quelle negative, a volte creando veri e propri personaggi nuovi rispetto al reale, anche solo per provare qualcosa di diverso”. Perché in rete abbiamo un controllo maggiore su tutto, che non abbiamo nella vita reale: possiamo per esempio modificare i testi che scriviamo in modo attento, photoshoppare le immagini.

“Parallelamente questa ‘persona online’ manca di feedback immediati relativamente a quello che dice o a come appare, quali possono essere un’espressione del volto, uno sbadiglio, il movimento degli occhi. In assenza di questo feedback immediato su quello che si dice o su come si appare, l’ambiente online rischia di condurci alla disinibizione, specie in condizioni di anonimato o di farci divulgare troppe informazioni personali”, spiega Wallace.

E alcuni cambiamenti sono già avvenuti. In particolare con i social media, “che possono incoraggiare il narcisismo, con ogni persona che si muove in un ‘palcoscenico’ in cui è il personaggio centrale. Questa attenzione sul sé porta a un atteggiamento di auto-indulgenza, almeno, o al narcisismo in casi estremi. Alcuni ricercatori sostengono che il narcisismo sia diventato un’epidemia, anche grazie a Internet e ai social media. In ogni caso, i social media certamente offrono una piattaforma molto attraente per i narcisisti che possono raccogliere migliaia di ‘amici’ e impegnarsi in monologhi sulle loro attività, credendo che il pubblico penda da ogni loro parola”. Al tempo stesso, continua l’autrice, in rete è più facile assistere a fenomeni di polarizzazione di gruppo, perché l’identità di gruppo può essere molto forte e si possono formare echo chambers, luoghi virtuali in cui le persone interagiscono soprattutto con quelli che sono già d’accordo con loro, inveendo contro quelli che non lo sono.

Ma le modificazioni più profonde, quelle che tutti abbiamo toccato con mano riguardano forse l’ambito della comunicazione: “Quando si comunica online, la gente non solo sembra più brusca e aggressiva, in realtà lo è davvero. A volte ci si dimentica che il tono, nelle comunicazioni più tradizionali, è veicolato con i segnali non verbali, le espressioni facciali sì, ma anche la postura del corpo, il contatto visivo, la voce, per esempio – commenta Wallace – In assenza di questi segnali, online è più difficile esprimersi in maniera sottile, quindi le comunicazioni appaiono più brusche e aggressive”. Online, siamo insomma meno capaci di interpretare le comunicazioni testuali con precisione, anche quando il mittente pensa che il significato dovrebbe essere ovvio. Questo accade con il sarcasmo, per esempio. È molto difficile identificare con precisione un commento sarcastico in una e-mail, e una mancanza che può generare interpretazioni errate eclatanti.

Uno degli ‘effetti collaterali’ dell’essere sempre connessi, che rischia di diventare una vera e propria dipendenza, che secondo alcuni esperti starebbe addirittura sostituendo altre dipendenze. “Specie con l’utilizzo degli smartphone, sempre connessi, rischiamo davvero di andare incontro a un uso eccessivo problematico”. C’è da considerare, però, che le persone hanno buone ragioni per rimanere connesse, ricorda l’autrice: come magazzino informazioni, Internet è senza precedenti, e permette di appozzare a una libreria praticamente infinita, in gran parte libera, attraverso la generosità e la gentilezza di estranei. I social media ci permettono di ritrovare famigliari e amici persi di vista e di rimanere in contatto con loro. Per lo shopping, la rete ci permette di acquistare e confrontare i prezzi con un solo clic. E come una piattaforma per il lavoro, in alcuni casi, si rende liberi di lavorare in qualsiasi momento e ovunque, superando molte difficoltà, non da ultimo quelle che incontrano le persone con disabilità.

Come una dipendenza. “Non ci porta a molto confrontare l’uso della rete con l’abuso di sostanze patologico. Quello che invece ci si potrebbe chiedere è se un ampio uso di Internet non stia forse portando a risultati negativi per il lavoro, la famiglia, o la nostra vita sociale di una persona. – conclude Wallace – .La paura di rimanere fuori è così forte da farci dimenticare le scadenze, trascurare le relazioni, o fallire nei test? I messaggi sui social media, per esempio, a volte possono iniziare a sostituire le interazioni faccia a faccia, in modi che possono portare le persone a sentirsi invece che più connesse in fondo più isolate”.

FONTE REPUBLICA.IT

Potrei dire che “da che mondo è mondo” le donne hanno paura di allenarsi come gli uomini per una serie di motivi privi di fondamento come la paura di diventare troppo muscolose, piuttosto che basandosi sulla maggiore debolezza fisica (delicatezza, fragilità) insita nella natura femminile rispetto a quella maschile.

Ma come il titolo di questo articolo lascia ad intendere, senza dubbio alcuno, si tratta di concetti sbagliati: le donne possono, anzi, devono, allenarsi come gli uomini, per una serie di motivi che andremo a scoprire proseguendo nella lettura. Sfateremo una serie di falsi miti sull’allenamento delle donne ai quali il gentil sesso è legato.

Partiamo dal presupposto che il corpo, quando diventa più forte, genera un adattamento naturale ed ineludibile che è l’aumento della massa muscolare. E questo concetto vale tanto per le donne quanto per gli uomini. Ma le donne temono questo aspetto e credono che il solo pensare di utilizzare un carico di un certo tipo, o eseguire un determinato esercizio, le faccia diventare immediatamente gigantesche.

Non si diventa giganteschi dalla mattina alla sera, anche nei casi di una predisposizione ipertrofica molto accentuata. Gli uomini pagherebbero oro perchè così fosse, e lo pagherebbero, pur non possedendolo, perchè tanto si tratta di un’utopia. E lo sanno bene i maschietti, mentre le signorine sono troppo accecate dal terrore per vedere la realtà e comprendere che non c’è motivo di temere.

Quel che le donne credono, contro quel che in realtà è
Facciamo un esempio nel quale si rispecchiano molte donne: i glutei. Anzi, si tratta di una doppia casistica: la prima è quella di volere un sedere più formoso (perchè lo vedono piccolo); la seconda è quella di volerlo più piccolo e sodo (perchè sono in sovrappeso). Nel primo caso, ad aumentare il volume in questione sono i muscoli, non aria compressa ne’ opera e vitù dello Spirito Santo. Nel secondo caso, invece, l’esigenza di voler ridurre il volume è quella di perdere grasso e, al contempo, pensare che magicamente sotto quel grasso ci sia già un “bel sedere” pronto alla prova-bikini.

Quindi le prime iniziano a fare esercizietti in quadrupedia e di abduzione stese sul fianco (che non demonizzo, ma non sono una soluzione). Le seconde, invece, monopolizzano il tapis roulant per due settimane prima di annoiarsi e lasciare la palestra.

Però pensano a “quella ragazza” bellissima che vedono arrivare in sala e fare esattamente quegli esercizi, quindi si convincono che la soluzione sia quella. Vi svelo un segreto: quella ragazza bellissima è stata baciata da madre natura. Oppure ha fatto danza dai 7 agli X anni che ha adesso. Oppure, oppure, oppure. Ma la soluzione NON è quella.

Poi ci sono le paure, le ansie e le angosce: cosce troppo grosse, braccia troppo grosse, spalle troppo grosse, seno già piccolo per appiattirlo aumentando la massa muscolare dei pettorali. Sono tutte paure ingiustificate. I social network scoppiano di video e foto che, anche in modo un po’ irriverente, irridono queste paure così diffuse tra le donne. Ed al di là di una risata che strappano, centrano perfettamente il punto.

In conclusione, si deve considerare che la forza e la massa muscolare (ovvero “una muscolatura allenata”) non hanno solo uno scopo estetico, ma anche di benessere per far fronte ad una serie di problemi a partire dalla postura, fino alla gestione di una gravidanza, a portare le busta della spesa, a fare i servizi domestici, fino anche ai problemi che arrivano con l’avanzare dell’età.

Donne, palestra ed i falsi miti da sfatare
Riassumendo in modo se vogliamo più scientifico quanto già detto, l’aumento della forza, e di conseguenza della massa magra, determinano una serie di benefici a partire dalla perdita di massa grassa, l’aumento della forza di transfer (applicabile quindi ad altri sport, piuttosto che alla vita quotidiana), l’irrobustimento osseo e dei tessuti connettivi, senza considerare i benefici psico-fisici come l’aumento della sicurezza in se stessi e dell’autostima, che si riflettono sul lavoro, nei rapporti e, in generale, nella vita. Ovviamente a parità di corretta tecnica di esecuzione di tutto quel che si fa, si intende; senza, vale lo stesso concetto tanto per le donne quanto per gli uomini: pochi risultati e rischio di infortuni esponenzialmente aumentato.

Mito da sfatare # 1, le donne diventano troppo muscolose. L’ipertrofia non è solo questione di allenamento, ma anche di alimentazione; per cui, abbinando una dieta sana, equilibrata e mirata al mantenimento della massa e non all’incremento (ma non sto parlando necessariamente di ipocalorica: anche una normocalorica fatta a seguito di una bioimpedenziometria va bene), il pericolo non c’è. Inoltre, per natura, le donne sono meno predisposte degli uomini all’ipertrofia. In fine, basta con le 10/15 ripetizioni per 3 serie di esercizietti semplici e “sicuri” a favore di 3/6 ripetizioni per 8 serie con carico superiore, in modo da stimolare la forza e non il lavoro lattacido.

Mito da sfatare # 2, le donne fanno allenamenti diversi dagli uomini. Uomini e donne avranno anche una genetica di base differente, ma il corpo è fatto da due braccia, due gambe, un addome, una schiena, un petto, due spalle, un dorso, due glutei, due occhi, un naso ed una bocca, il tutto montato su un sistema scheletrico identico (infatti non esistono ortopedici maschili e femminili). Ragion per cui, l’allenamento funzionale, finalizzato alla forza, funziona allo stesso modo per entrambi i sessi.

Mito da sfatare # 3, paura mentale verso determinati esercizi e, soprattutto, carichi pesanti. Chiarita l’importanza della forza ed i molteplici ruoli che svolge (che NON è l’aumento di masse muscolose spropositate), il suo funzionamento è semplice: mobilità + tecnica + esercizi fondamentali + carico elevato = forza. Ed anche le donne, così come fanno gli uomini, devono testare la propria forza attraverso il calcolo del massimale.

A questo punto, fa d’uopo elencare alcune principali differenze tra le donne e gli uomini:

maggiore mobilità e predisposizione ad esecuzioni complete dei gesti tecnici (esercizi):
maggiore umiltà nell’approccio ad un esercizio in fase di apprendimento, contro una maggiore ostentazione maschile per (presunta) virilità estetica;
predisposizione ad un maggior volume di lavoro rispetto agli uomini su determinate percentuali del massimale, sebbene abbiamo detto che il volume di lavoro totale per una donna potrebbe essere diversamente spalmato rispetto a quello degli uomini in termini di serie e ripetizioni (ad esempio, 5X4 serie diventano 4X5 serie, per un totale di sempre 20 ripetizioni);
maggiore resistenza tecnica ed energetica al cedimento muscolare: le donne riescono a “spingere” di più e meglio degli uomini, anche quando i muscoli non ce la fanno più;
migliore capacità di recupero tra una serie e l’altra e tra un esercizio e l’altro;
minore predisposizione delle fibre muscolari all’ipertrofia e, a parità di peso corporeo, minore predisposizione al raggiungimento di carichi elevati rispetto agli uomini;
produzione ormonale (testosterone) inferiore agli uomini in percentuali che toccano il 90/95%.
Per cui la paura, più che ingiustificata, è proprio insensata. Ma badate che quando dico che una donna si deve allenare come un uomo, non intendo dire che si deve sedere su una panca e fare i bicipiti in concentrazione!

Alludo a movimenti funzionali multiarticolari come lo squat, lo stacco da terra, gli affondi, la panca piana (e/o piegamenti sulle braccia), la military press, le trazioni sul piano perpendicolare (alla sbarra) e su quello sagittale (rematore), oltre ai complementari specifici (ad esempio, per i glutei o per punti carenti qualora, per struttura o capacità di attivazione, ce ne siano) ed al lavoro coi kettlebell ed in sospensione.

Tutto qui (come se fosse poco), perchè è attraverso questi gesti che si lavora la forza, il benessere e si, anche l’estetica.

Lo sport nel bambino è o dovrebbe essere parte integrante.

Ogni bambino ha le proprie capacità e predisposizioni individuali, a volte chiare, altre meno facili da decifrare. Possono capitare casi in cui i genitori si trovino in difficoltà nel tentare di avviare il figlio ad uno sport, perché questo non mostra particolari preferenze o evidenti capacità sportive. Come comportarsi?

LA SCELTA DELLO SPORT
Prima di avviare vostro figlio a qualsiasi tipo di sport è consigliabile che lo sottoponiate ad una visita medica generale e alla valutazione di un dottore in scienze motorie. Quest’ultimo potrà analizzare quattro caratteristiche chiave (forza, flessibilità, coordinazione e resistenza) per consigliarvi lo sport più in linea con l’età, la struttura fisica e la condizione di salute del bambino. Tale sport, se praticato con costanza e prudenza, potrà favorire una corretta crescita psicofisica.

Un chiaro esempio di come un bambino può essere correttamente avviato all’attività sportiva è fornito dal progetto “Passaporto Sportivo”, promosso dal Centro Marathon del Dr. Gabriele Rosa, autorevole medico sportivo di campioni olimpionici (soprattutto maratoneti), in collaborazione con l’attività Educazione Nutrizionale Grana Padano. Il progetto, già avviato in alcune scuole della Lombardia, ha l’obiettivo di offrire a migliaia di bambini e bambine dai 6 ai 10 anni l’occasione di poter essere valutati e testati sulle principali qualità fisiche a cui si è accennato sopra e consigliati su quali sport potrebbero praticare, evidenziando predisposizioni, attitudini ed eventuali deficit motori.

I VANTAGGI DELLO SPORT NEI BAMBINI
Non esiste uno sport per bambini migliore o peggiore in termini oggettivi. Tutti gli sport ai bambini fanno guadagnare salute psicofisica se, come detto, sono adeguati alla loro struttura fisica e indole. Quale che sia lo sport scelto, però, è importante che i genitori si rendano conto degli innumerevoli vantaggi che darà ai loro figli, tra cui:

corretto sviluppo di organi e apparati;
crescita armonica del corpo;
mantenimento di un peso corporeo adeguato che eviterà la pandemia in costante aumento dell’obesità infantile;
prevenzione di importanti patologie tra le quali il diabete e l’ipertensione;
miglioramento delle capacità cognitive e del buon umore.
A ciò si aggiunge il fatto che, insieme ad una alimentazione per bambini, lo sport educa i bambini alle buone e sane abitudini che manterranno anche da adulti.

Se desiderate che lo sport sia per loro anche una scuola di vita, avviateli a degli sport di squadra, come pallavolo, calcio, basket ecc: appartenere ad una squadra accresce la capacità di relazionarsi con gli altri, sviluppa valori come la lealtà, la determinazione, il lavoro per obiettivi e l’accettazione delle sconfitte. È però importante dare il giusto peso all’attività sportiva e trascurarla solo perché i nostri impegni o quelli del bambino sono tanti.

Lo sport per il bambino dovrebbe essere un’abitudine costante all’interno delle loro giornate fatte di scuola, amicizie, studio e gioco e va chiaramente calibrato sulle possibilità dei genitori di conciliare sia gli orari dei corsi con quelli del proprio lavoro, sia le proprie disponibilità economiche con la presenza in zona di strutture a prezzi accessibili. Se si riesce a trovare il giusto equilibrio tra questi fattori, lo sport può diventare una delle attività più importanti in fase evolutiva. I genitori quindi non dovrebbero sottovalutare lo sport praticato dai loro figli, anzi dovrebbero accompagnarli in questo percorso fin da tenera età, prima giocando con loro, poi accompagnandoli ai corsi, incentivandoli e sostenendoli nei loro progressi.

PER I GENITORI: COSA FARE E NON FARE
I bambini non sono atleti, ma possibili futuri atleti, pertanto è bene:

non volere che i figli soddisfino le necessitàdei genitori o che pratichino lo sport che più piace a mamma o papà; meglio far scegliere loro lo sport che preferiscono, che solitamente si rivela anche quello più adatto;
non dar loro obiettivi di vittoria ed eccessiva competizione, ma sostenere il divertimento e l’idea di partecipazione, socializzazione e squadra;
non sottoporli a stress fisici eccessivi: un’ora di sport 3-4 volte a settimana in aggiunta all’attività fisica prodotta con il gioco è più che sufficiente. È consigliabile soprattutto iniziare gradualmente per poi far decidere al bambino quanta energia vuole spendere nel suo sport. In una prima fase meglio limitarsi a 2-3 volte alla settimana;
garantir loro la massima protezione grazie anche a un abbigliamento specifico: ginocchiere, casco, cavigliere e quant’altro sia necessario a seconda dello sport;
non coprirli eccessivamente per evitare un’eccessiva sudorazione, ma coprirli immediatamente dopo lo sport in caso di clima freddo. Proteggerli dal sole nel periodo estivo nelle ore tra le 11 e le 16;
non iniziare una gara senza che la digestione sia terminata, ma aspettare almeno 2 o 3 ore dall’ultimo pasto;
far loro bere tanta acqua anche durante l’attività sportiva ed in particolare in caso di il clima caldo, ma evitare bevande zuccherate o contenenti caffeina.
L’ALIMENTAZIONE CHE ACCOMPAGNA LO SPORT
L’alimentazione del bambino che pratica sport dev’essere equilibrata, ma supportata da più frutta o frullati di frutta fresca per soddisfare la maggiore necessità di minerali e vitamine. Essa deve prevedere il giusto apporto di alimenti come cereali, legumi, frutta, verdura, pesce, latte e derivati, uova e carni magre, e può essere integrata da alimenti per lui importantissimi come il Grana Padano DOP.

Questo formaggio è un concentrato di latte fresco proveniente solo dalla Valle Padana (per produrre un chilo di formaggio servono ben 15 litri di latte), ma ha meno grassi dei derivati del latte intero perché viene parzialmente decremato durante la lavorazione. Il Grana Padano DOP garantisce ai bambini che fanno sport tanti nutrienti essenziali per la loro crescita e per il corretto svolgimento delle loro attività quotidiane:

fornisce ottime quantità di proteine ad alto valore biologico e tanto calcio,nutrienti fondamentali per la formazione di una buona massa ossea e muscolare;
vitamine del gruppo B, che intervengono sul metabolismo di zuccheri e proteine. In particolare la vitamina B12 favorisce il buon funzionamento del sistema nervoso;
zinco, selenio e tanti altri importanti minerali, utili per guadagnare salute.
In generale, è assolutamente consigliato dare ai vostri bambini che fanno sport prodotti semplici, freschi di stagione, alimenti garantiti e sicuri, privilegiare le preparazioni fatte in casa, e limitare o possibilmente eliminare merendine industriali e snack confezionati, che spesso hanno un alto contenuto di grassi e zuccheri.

PSICOLOGIA DELLO SPORT: AUMENTARE L’AUTOSTIMA NEI BAMBINI
Lo sport nei bambini contribuisce all’equilibrio psico-fisico, ed è fondamentale non solo per prevenire malattie cardiovascolari e tenere sotto controllo il peso, ma anche per ridurre l’aggressività. È una vera e propria valvola di sfogo naturale che funge da regolatore dell’emotività e delle energie negative in eccesso. Altri aspetti fondamentali dello sport nel bambino sono il suo ruolo nel favorire la socializzazione e il rispetto delle regole. In definitiva, l’attività sportiva avvia ai principi fondamentali per lo sviluppo emotivo e psicologico del bambino, quali collaborazione, spirito d’appartenenza al gruppo, armonia e giocosità.

Durante lo sport il bambino si adatterà alle regole, assorbendo gli atteggiamenti fondamentali per la convivenza civile, come accettare le critiche, obbedire agli ordini e imparare a perdere.

La pratica di uno sport offre al bambino l’opportunità di conoscersi ed esprimersi, di ottenere successi personali, conquistare abilità, di interagire con bambini e adulti, divertirsi, e mantenere un buono stato di salute.

È molto importante seguire il bambino nella scelta di un’attività fisica che sia al tempo stesso completa e congeniale alle sue attitudini per evitare frustrazioni e che abbandoni la disciplina, per fargli vivere un’esperienza di sport che lo induca a dedicarsi per tutta la vita ad una sana attività fisica.

Un errore molto comune tra i genitori più esigenti è imporre ansie di successo che tolgono al figlio il piacere di praticare l’attività scelta.

Incoraggiare i più piccoli a creare propri giochi con proprie regole, provando ruoli diversi (allenatore, giudice di gara, arbitro, giocatore), servirà a sperimentare empatia e li stimolerà a riflettere sui diversi punti di vista, fortificando in questo modo la coscienza di sé e degli altri.

Il concetto di competitività dovrà interessare la voglia e il piacere di migliorarsi e misurarsi con i compagni e non lo scopo finale della vittoria fine a se stessa, in modo da far apprendere al bambino la funzione sociale dello sport attraverso il divertimento.

edito da Laura Ferrero

Ideato da Jill Cooper, il Super Jump è stato creato per adattarsi perfettamente al trampolino modificato di Coalsport e portare una ventata di freschezza nel mondo del fitness attuale.

Ce ne parla Davide Tumiotto, uno dei primi istruttori in italia.

Saltare su un trampolino elastico è una passione comune tra bambini e ragazzi. Da qualche anno questa attività divertente e brucia-grassi, in versione “rivisitata”, è diventata una delle discipline più richieste e seguite dagli appassionati di fitness: il Super Jump.

Ne abbiamo parlato con Davide Tumiotto, Responsabile Nord Italia SuperJump Academy Jill Cooper e uno dei primi istruttori di fitness a portare la disciplina in Italia.

Come si spiega questo successo del Super Jump?
Super Jump nasce da un’intuizione della famosa Trainer televisiva Jill Cooper durante la stesura di uno dei suoi libri in cui parlava di come contrastare la cellulite… creando un metodo che fosse adatto a tutte/i, efficace, ma soprattutto divertente, dato che si rivolgeva ad un pubblico “da casa”.

Pensò: cosa ci piaceva fare di più da piccoli?

Saltare sui tappeti elastici!

I mini trampolini in commercio non erano adatti, dunque se lo fece costruire ad hoc e iniziò a sperimentare i grandi benefici (tutti scientificamente provati) che l’accelerazione data da un tappeto elastico riesce a procurare.

Collaboravo con Jill già da parecchi anni e quando mi propose questa novità e me ne rese partecipe ne fui estasiato.

Il fitness era alla saturazione e vere novità non se ne vedevano più da parecchi anni.

Assieme ad un team di istruttori qualificati lo portammo in tutta Italia da nord a sud e la prima risposta di chi provava la nuova tecnica fu esplosiva.

Ogni volta che qualcuno sale sul trampolino CoalSport per fare SuperJump è come se entrasse in un’altra dimensione dove oltre ad un grande ed efficace allenamento… ci si diverte da morire!

Non pensi più a nulla, in automatico continui a sorridere, ed è proprio questo che ha contagiato le migliaia e migliaia di persone d’Italia e ormai di 6 paesi europei.

Quali effetti benefici ha sulla salute e sul fisico di chi lo pratica?
I benefici del Super Jump sono molteplici e tutti scientificamente provati da Elav. Il primo grande beneficio lo si ha sulle articolazioni che non vengono minimamente sollecitate.

Il tappeto elastico CoalSport assorbe fino all’85% l’impatto sulle articolazioni, quindi anche chi dovesse avere piccoli problemi a caviglie, ginocchia o schiena è totalmente in sicurezza.

Il risciacquo linfatico è del 1400% superiore rispetto ad un risciacquo tradizionale ed è immediato, quindi gambe sgonfie molto più leggere ed affusolate.

Il lavoro sull’intensità muscolare è quintuplicato (fino al 75% in più rispetto ad una classica tonificazione) e lavorando in accelerazione, combattendo la forza di gravità va a coinvolgere tutta la muscolatura corporea.

Intensifica il tessuto osseo, migliora equilibrio e propriocezione, rinforza il sistema immunitario tramite un rinnovo cellulare, migliora la glicemia e il colesterolo.

Per eccellenza è un acceleratore metabolico… insomma Super Jump funziona e diverte!

A chi consiglieresti questa disciplina? C’è qualche controindicazione, che lo rende uno sport non adatto a tutti?
Lo consiglio a tutti, grandi e piccini, anche perché abbiamo 8 tecniche di allenamento tutte diverse e performanti sempre in accelerazione sul trampolino CoalSport: dal Super Jump Junior per i più piccoli (dai 5 ai 12 anni) al Super Jump Hot Dance per chi si vuole divertire con diversi stili musicali, dal Supe rJump Original per chi si è appassionato al programma base al Super Jump Kombat per chi preferisce tirare “pugni e calci”, dal Super Jump Intensity al Total Body e al Thunderbell per chi ama il “funzionale” per arrivare all’ultimo nato Super Jump Core Stability per correggere postura e lavorare sul “core”.

Non ci sono particolari controindicazioni per allenarsi con SuperJump e non occorre neanche una grande preparazione fisica di base, è accessibile a tutti.

Come mai ti sei appassionato al Super Jump? Qual è stato il tuo percorso?
Fin da piccolo ho sempre amato il movimento e la musica. Ho iniziato con la danza moderna e jazz amatoriale per poi diventare semiprofessionista collaborando per parecchi anni con produzioni televisive in qualità di ballerino e valletto.

Il fitness è sempre stato un’altra delle mie più grandi passioni, il mio benessere ma soprattutto il benessere di chi lo pratica con me. Mi sono specializzato nei coreografati tra step ed aerobica e per molti anni ho praticato ed insegnato diverse discipline fitness.

Ho lavorato come direttore tecnico per importanti centri fitness, attualmente organizzo manifestazioni e convention.

Nel settembre 2015 ho aperto “SuperJump Be Studios” il primo centro dedicato alle 8 tecniche SuperJump a Milano, dopo il grande successo ottenuto, a settembre di quest’anno ho aperto “SJ The S’Pace” il secondo centro sempre dedicato alle tecniche SuperJump. Negli ultimi tempi avevo bisogno di stimoli nuovi, quando Jill Cooper mi propose SuperJump ho da subito creduto che fosse una rivoluzione nel fitness stesso.

E’ un programma d’allenamento “colorato”, divertente, senza tralasciare quelli che sono i principi base di un classico allenamento fitness su base musicale. E’ aggregante, coinvolgente, ma soprattutto non senti la fatica ma vivi un’emozione.

Questo ha fatto sì che la passione per il mio lavoro crescesse sempre più… e continua tutt’ora a crescere!